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OGGETTO Grande successo per l’incontro di formazione con il dott. Matteo Lancini

Oltre 200 persone hanno partecipato al pomeriggio di formazione con lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini. L’attesissimo doppio incontro, organizzato dal Liceo Soleri Bertoni di Saluzzo, si è tenuto nel pomeriggio di martedì 6 settembre nella Sala Tematica dell’ex Caserma Musso, a Saluzzo.

Tema della giornata il mondo degli adolescenti, la necessità di prestare ascolto alle loro esigenze, riconoscendo i segnali di pericolo e di devianza, favorendo la loro autonomia e responsabilità ma, soprattutto, intervenendo in modo adeguato nelle situazioni critiche.

In cattedra un autentico “guru” del settore, che ha saputo conquistare il pubblico in sala (formato prima dai docenti del Soleri Bertoni e poi da genitori, insegnanti, educatori e studenti) con una lezione appassionata, trascinante e, a tratti, volutamente “provocatoria”, fatta di esempi concreti e innumerevoli spunti di riflessione. Lancini, grazie alla sua grande capacità dialettica, unita a tanta densità di contenuti ed esperienze personali, ha catturato e coinvolto l’uditorio, prima partendo dal suo ultimo libro “L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti”, e poi rispondendo alle tante domande che il pubblico in sala gli ha rivolto

«Mi ha colpita molto l’idea che oggi assistiamo ad un’adultizzazione dell’infanzia e ad una infantilizzazione dell’adolescente – ha commentato un’insegnante presente in sala -. L’adolescenza è l’età in cui occorre dare spazio al ragazzo/ragazza in formazione, l’adulto deve favorire l’iniziativa del figlio, con la consapevolezza che potrà sbagliare. Occorre rivalutare l’errore, permettere all’adolescente di mettersi alla prova, di misurarsi con la sua fallibilità. Occorre relativizzare l’idea di società ideale che proponiamo ai ragazzi, affinché il loro impatto con la realtà non sia troppo difficile da affrontare».

Il commento di un docente: «Il prof Lancini ha parlato della fragilità del mondo adulto, di cui tanti ragazzi hanno consapevolezza. Viviamo un tempo in cui il dialogo intergenerazionale è molto aperto, ma  ci sono ragazzi che non parlano ai genitori delle loro difficoltà per paura di allagare di ansia la relazione genitore/figlio. Sono figli che non hanno appigli e che sembrano sentirsi chiamati a fare i genitori degli stessi genitori».

E quello di un genitore: «Ho imparato che con i figli è importante aprire le porte sugli argomenti che a loro stanno a cuore. Dopo l’incontro con il prof Lancini mi sono impegnata ad interessarmi maggiormente al quotidiano utilizzo di internet di mio figlio, cercando da lui informazioni sulle piattaforme che frequenta e sui giochi che utilizza (giochi solitari o sociali). Ho capito che bisogna accogliere il dolore dei ragazzi, parlarne,  perché questo li aiuta a dargli forma, ad affrontarlo, a considerarlo come un ostacolo he si può affrontare. Bisogna fare domande ai ragazzi su cosa sentono e sulle difficoltà che affrontano. Loro hanno bisogno che gli adulti si accorgano e soprattutto accolgano le loro fragilità».

E chiudiamo con un’ultima riflessione, raccolta in sala, che ben riassume la giornata formativa: «Accanto ai bambini, ragazzi, giovani, gli adulti corrono, spesso di gran fretta, non attenti e disponibili ad un ascolto-sguardo autentico. Quel tipo di attenzione che lascia spazio all'altro, lo accoglie, lo fa sentire guardato, non per ciò che mostra, ma per ciò è. E più ancora per come potrà essere. Ancorati al passato, gli adulti perpetrano i modelli educativi con cui sono cresciuti in un mondo completamente diverso. La distanza generazionale acquista nuovi connotati e genera vuoti di fronte ai quali le nuove generazioni manifestano disagi. Non contestano, non cercano la trasgressione, piuttosto crescono nel senso di profonda delusione. La relazione, un tempo strumento con cui i valori erano trasmessi, è diventata un fine sterile e non raramente luogo di immensa e solitaria inquietudine.

Non ci sono regole per la buona educazione. Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di accettare la sfida ad amare i bambini, ragazzi e giovani per ciò che sono e non "a modo nostro"».

Davvero un bel modo per iniziare l’anno scolastico!

 

 

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